In Italia circa 4.5 milioni di persone soffrono di depressione e il 12% della popolazione ne ha sofferto almeno una volta nel corso della vita.
Entro il 2030, in tutto il mondo, secondo le previsioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, la depressione sarà tra le malattie disabilitanti più diffuse insieme alle malattie cardiovascolari.
Nonstante questi importanti dati statistici, in Italia solo 1 su 4 delle persone che soffrono di depressione si rivolge al medico specialista che la cura, cioè lo psichiatra, a causa della presenza di pregiudizi molto radicati.
Tra i pregiudizi sono inclusi:
1) la depressione è vissuta con forte senso di VERGOGNA e di COLPA, per cui vi è la tendenza a non parlarne e a tenerla nascosta il più possibile. In un recente studio è emerso che trascorrono in media 23 mesi tra la comparsa dei primi sintomi e la decisione di rivolgersi a un medico.
2) la figura dello PSICHIATRA è considerata ‘particolare’ e spesso si evita di rivolgersi per preconcetto, tabù o diffidenza. Fortunatamente c’è una controtendenza nei giovani, soprattutto under 35.
3) gli PSICOFARMACI vengono considerati dannosi. In realtà la terapia farmacologica per i disturbi depressivi e per le altre forme di malessere di ambito psichiatrico può essere dannosa solo se assunta senza l’assistenza attenta del medico specialista. Proprio come per tutte le altre tipologie di cure farmacologiche (pressione alta, diabete, etc.).
4) spesso si ritiene che sia sufficiente uno sforzo di VOLONTÀ per superare la depressione. Tale convinzione va ad alimentare nelle persone sofferenti i già presenti sensi di colpa. La depressione è trasversale, colpisce indipendentemente dalle capacità o dallo stato socio-economico delle persone.
Diagnosi precoce e a cure tempestive di tipo farmacologico e di psicoterapia possono impedire un peggioramento progressivo dei sintomi.